La storia di Bea di Vigliano
Bea di Vigliano, nata il 12 febbraio 1920 a Vercelli e battezzata col nome di Beatrice, ha vissuto un’infanzia itinerante a causa dei frequenti trasferimenti del padre Carlo, ufficiale dei carabinieri. Questo continuo viaggiare da nord a sud, inclusi due anni in Somalia (1928-1929) e cinque anni ad Abbazia (1934-1938), ha contribuito a formare un carattere aperto e intellettualmente vivace.
Durante la Seconda Guerra Mondiale,
Bea ha vissuto a Baveno, sul Lago Maggiore, dove ha coraggiosamente collaborato con la Resistenza come staffetta partigiana, insieme al fratello Pietro. Appassionata di pittura fin da bambina, Bea ha iniziato a dipingere a tredici anni ad Abbazia sotto la guida del pittore polacco Antonio Romanchuk.
Ha mosso i primi passi con nature morte, per poi concentrarsi sui ritratti. La sua vocazione artistica era fortemente influenzata dall’eredità del nonno materno Alberto Barberis, pittore vercellese allievo di Ferdinando Rossaro.

Nel 1943 ha organizzato
la sua prima mostra personale a Biella, insieme a Sergio Bonfantini, allievo di Felice Casorati e fratello del celebre partigiano Mario. Nel dopoguerra, Bea ha aderito al gruppo degli “Indipendenti”, un sodalizio artistico che comprendeva figure come Anselmo Bucci, Luciano Albertini e Alessandro Di Ceglie. Questo gruppo rappresentava un importante punto di incontro per artisti e intellettuali, accomunati dal desiderio di esplorare nuove espressioni artistiche.
Bea ha partecipato a numerose esposizioni in Italia e all’estero, tra cui la Biennale di Venezia del 1947, e ha tenuto mostre personali e collettive in città come Milano, Torino, Parma, Bologna, Benevento, Montecarlo e New York.
Oltre alla pittura, Bea ha coltivato una natura avventurosa e sportiva, prendendo parte a competizioni di vela e canottaggio. Tra le sue esperienze più insolite si ricorda una gara in scooter da Sanremo a Cannes, promossa dalla Piaggio per il lancio della famosa Vespa.
Negli anni del dopoguerra,
Bea ha anche intrapreso una breve ma significativa carriera militare come sottotenente, una posizione rara per le donne dell’epoca. Questi incarichi includevano il trasporto di viveri tra caserme, spesso con mezzi pesanti, e attività legate alla Croce Rossa Italiana.
La sua passione per l’arte si è intrecciata con quella per la letteratura e la poesia. Negli anni Ottanta, insieme al giornalista Lucio Martelli, ha organizzato incontri culturali a Bordighera sotto il nome di “Gli Incantati”, ispirandosi a un omonimo gruppo fondato negli anni Quaranta a Milano. Questi incontri settimanali erano un’occasione per discutere di pittura, letteratura e poesia, coinvolgendo amici e appassionati.
Bea ha trovato in Bordighera il luogo ideale per radicare la sua vita, non solo per affezione personale, ma anche perché congeniale al suo sguardo artistico. Bordighera, con le sue tradizioni e la sua bellezza naturale, ha rappresentato per lei un “ritorno” ideale, in cui vivere e creare.